Dove parlano le pietre by Gianluca Pomo

Dove parlano le pietre by Gianluca Pomo

autore:Gianluca Pomo [Pomo, Gianluca]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Morellini Editore
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


14

Una volta uscito dalla pensione, Alberto gonfiò i polmoni con una lunga inspirazione. Il profumo del mare si miscelava a quello tipico dell’erba bagnata, una costante dell’isola, con un clima tropicale in cui sole, pioggia e arcobaleni si alternavano con armoniosa cadenza. Si incamminò verso la strada principale di Hanga Roa, Atamu Tekena, dove si riversava la stragrande maggioranza della vivacità isolana. Le prime botteghe, improvvisate in minute casette di legno, aprivano le serrande mentre i pescatori, appena rientrati dalla battuta notturna, esponevano i loro trofei a ogni angolo, con i primi clienti già in coda per accaparrarsi il pescato migliore. Gli abitanti si muovevano per lo più a piedi, anche se giovani con motociclette di piccola taglia slalomeggiavano tra cavalli selvatici e galline con una naturalezza che rendeva l’atmosfera unica, a tratti irreale. Il tempo pareva essersi fermato, e con esso le ansie, lo stress, il ritmo frenetico della vita continentale.

Nel frattempo, assaporando passo dopo passo l’essenza di Easter Island, Alberto raggiunse circa la metà del lungo e stretto viale, quando si accorse della presenza di una piccola costruzione in cemento coperta di foglie di palma sulla cui parete esterna era esposto un cartello, penzolante: Ufficio anagrafe. Sebbene fosse curiosamente associato a un Ufficio informazioni turistiche, come era possibile evincere da una rudimentale scritta a lato dell’insegna, decise che la sua ricerca sarebbe partita da lì.

«Buongiorno, sono Alberto Parini, un turista italiano» si presentò con uno spagnolo tentennante alla ragazza al banco, unica lavoratrice presente nell’intero ufficio al cui ingresso campeggiava la riproduzione di un Moai di un paio di metri di altezza.

«Buongiorno, Alberto, come posso esserle utile?» lo accolse con gentilezza la giovane, bellissima, dai tratti e dal colore della pelle spiccatamente sudamericani, ma con gli occhi castani, a mandorla, caratteristici delle isole polinesiane. Alberto non poté fare a meno di notare il suo splendore.

«Si, ecco, volevo dire, cioè…» rispose come fosse un pugile messo all’angolo, «allora, le stavo dicendo che sono un turista italiano e sono qui sull’isola perché vorrei incontrare un mio parente alla lontana» finse Alberto, «che si chiama Heinz Stratter. Avrei bisogno di capire se e dove posso trovarlo. Mi può essere d’aiuto?».

«Credo di sì, sul registro dovremmo trovare il suo nome. In caso positivo sarò tenuta a chiederle di dimostrare formalmente il suo grado di parentela, per procedere con ulteriori informazioni, se disponibili.»

Alberto fu scosso da emozioni contrastanti. Con la conferma della presenza di Stratter sull’isola, avrebbe già completato metà del lavoro, tuttavia non sarebbe certo stato facile giustificare il suo inesistente grado di parentela con il tedesco. Avrebbe dovuto mettere in mostra le sue doti da seduttore e, in fondo, la cosa non gli parve poi così male: «Certo, non sarà un problema. Mi dica gentilmente se è qui sull’isola. E possibilmente cominciamo a darci del tu?» si portò avanti.

«Naturalmente, mi chiamo Paulina» confermò lei, apprezzando la sfrontatezza dell’italiano.

«Allora, controlliamo il registro. Mi ha detto che la persona che cerca è un uomo, giusto? Il registro è diviso in base al sesso, quindi cerco tra gli uomini.



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